ANNO 2006/2007
Pollicino si guarda allo specchio e non si riconosce più. Robin Hood casca dentro una lettera d’amore. Le principesse si annoiano e i principi, azzurri o rossi, diventano uomini. I gatti con gli stivali tengono un diario come gli adolescenti. E Cenerentola? Cenerentola muore, uccisa da un pugnale impossibile.
Perché niente è come appare: nemmeno nelle favole.
Un «contastorie» spunta fuori dal ventre della notte e si ferma al centro di una piazza. Tutti i bambini del villaggio si raccolgono a grappolo intorno a lui, che chiede: «Ebbene, cosa volete sentire?» «Una favola, una favola!» rispondono i bimbi in coro. Le favole hanno inizio. Parlano di lupi nei boschi, di principi azzurri, di piante di fagioli che bucano il cielo. C’è Biancaneve, Pollicino, la piccola fiammiferaia… Sembrano insomma le storie già sentite mille volte: e invece no.
Ben presto i bimbi si rendono conto che quel che stanno ascoltando – sempre più rapiti, sempre più sconcertati – è nuovo e strano. Bello, però. Come l’altra faccia della luna. Perché la fiaba torna storia, i principi uomini; i cattivi e i buoni si scambiano i ruoli, e niente, ma proprio niente, è come appare.
Ma è anche vero che niente appare com’è: la magia può vincere la logica e tutto può essere rovesciato all’infinito, in un gioco di specchi come quello dell’ultimo racconto, Il mistero del giardino di Cenerentola. Una storia davvero magica: a leggerla una seconda volta, – parola dell’autore, – sembra un’altra.